AMY&BLAKE

CONCERTO PER LE ULTIME PAROLE D'AMORE

Amy & Blake. Concerto per le ultime parole d'amore (2012 - ORTIKA) |Spettacolo tragicomico musicale sulla dipendenza dedicato all'eroina contemporanea che – al posto nostro – ha vissuto tutto, ha amato troppo ed e bruciata in fretta: Amy Winehouse.

Amy & Blake. Concert for the last words of love (2012 - ORTIKA) | A tragicomic show on addiction dedicated to the the contemporary heroin who lived everything, loved too much and burnt fast: Amy Winehouse.

Ideazione e regia Alice CONTI

Testo Chiara ZINGARIELLO

Drammaturgia Alice CONTI e Chiara ZINGARIELLO

Sguardo ottuso SABINO CIVILLERI

Costumi Eleonora DUSE

Musica dal vivo Nick Boursier/ Davide FRANCHINI/ Lorenzo ZANGHIELLI

in scena Alice CONTI

AMY




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L'ultimo tragicomico concerto di un'icona planetaria dello sfascio e di un talento musicale ineguagliato. Amy a dispetto del suo ingombrante e scompigliato personaggio è autrice di tutti i testi delle sue canzoni, un racconto ironico e spietato delle sue disavventure troppo umane. Uno spettacolo musicale sulla dipendenza dedicato all'eroina contemporanea che - al posto nostro - ha vissuto tutto, ha amato troppo ed è bruciata in fretta.

Maybe I don't know what I'm doing, but I know what love is.

[ Amy Winehouse ]

Amy Winehouse è un simbolo, un'icona planetaria dello sfascio, un talento musicale ineguagliato. A dispetto del suo ingombrante scompigliato personaggio è autrice di tutti i testi delle sue canzoni, un racconto ironico e spietato delle sue disavventure molto, troppo umane.

Si dice che tanto più si alzano i suoi capelli, tanto più cresce la sua disperazione. Ma in fondo è anche una ragazza di 27 anni, ironica, intelligente, disperata. Una donna che ha vissuto fino in fondo, senza moderazione e misura ogni sentimento umano, ogni storia incontrata. Un'assenza di misura che porta alla dipendenza e che ne fa simbolo – per contrasto - della mediocrità del presente di noi altri normali. La sua vicenda è un’acceleratore della vita e della morte dove tutto è assoluto, pieno, terribile. A 24 anni due dischi d'oro e 5 Grammy, milioni di dischi venduti è la persona che più ragazze nel Regno Unito vorrebbero essere. E smette di fare musica, inizia il declino.

Amy scrive e canta dell'amore, di ciò che le accade ogni giorno, nel modo più onesto, franco. Le persone sentono la vulnerabilità nella sua voce, si identificano con il sentimento universale che la colma e la distrugge, che le soffia dentro rendendola viva, un po' più viva di tutti gli altri. Come una moderna eroina che allo stesso tempo li solleva dalla responsabilità tragica di morire, o di vivere, essi stessi.

Il testo originale nasce da una ricerca documentaria lunga e diffusa sulla vita dell'artista, della donna, con un risultato del tutto anti-celebrativo, tragicomico, cinico. La pièce alterna momenti di parola detta, cantata e di azioni fisiche. La ricerca che la costruisce passa attraverso l'utilizzo del corpo intero, del suo movimento danzato, codificato, riprodotto e concreto, della citazione dal mondo, del racconto; una sovrapposizione di strati successivi e contraddittori, di immagini, di gesti, di canti, di parole. E' un processo che tenta di tenere tutti canali aperti insieme, come più semplicemente accade nella vita: stare ferma continuando a danzare, continuare a narrare stando in silenzio.

L'esperimento è stato portato in alcuni luoghi non-teatrali che un personaggio come Amy avrebbe potuto abitare, nel quale sarebbe facilmente potuta rimanere incastrata la sua anima inquieta: un cesso, un salotto abbandonato, il bancone di un bar. In questi luoghi la sua canzone continua a suonare anche se lei non c'è più.